Aristotele - da metafisica a metagame

In una delle ultime sessioni è capitato un fatto interessante. Uno dei personaggi aveva sviluppato un’ostilità acuta contro un PNG ma ha tenuto il tutto per sé fino a quando, di punto in bianco, è passato all’attacco, prendendo tutti di sorpresa.

Tutti, narratore ed altri giocatori compresi.

Parlandone successivamente, il giocatore ha tenuto nascosto il suo comportamento perché comunicare quello che gli passava per la testa “sarebbe stato metagame e sarebbe stato sbagliato.

Da lì è nata una bella chiacchierata che mi ha portato ad un po’ di riflessioni.

Ma cosa è questo metagame?

Il metagame, o metagioco, è un concetto abbastanza ampio, ma si riassume in “quando un personaggio agisce sulla base di conoscenze che il giocatore ha e il personaggio no”.

Questo genere di comportamenti ha uno spettro mastodontico: si va dall’iniziare ad utilizzare fuoco contro un troll per bloccargli la rigenerazione, anche se il personaggio potrebbe non aver mai visto un troll in vita sua, al comportarsi in maniera diversa con PG e PNG, al sapere che se il DM mette in evidenza nella descrizione un oggetto allora probabilmente quell’oggetto è importante, al sapere che la palla di fuoco ha delle dimensioni prefissate che non possono venire deviate da nessun agente e piazzarle con precisione millimetrica per colpire solo gli avversari, al credere che se c’è una incoerenza nella storia sia il DM ad essersi sbagliato e non un indizio.

Gli esempi sono un’infinità e, come si può vedere, alcuni hanno conseguenze deleterie rispetto al gioco, altri meno, altri ancora riescono ad essere addirittura produttivi.

Quindi bisognerà fare un distinguo.

Quando il metagame è da evitare?

La risposta è semplice: quando rovina il gioco.

Sento i “grazie al cazzo” riecheggiare nell’immensità, quindi ok, puntualizziamo: in genere un racconto viene impostato con un conflitto e la sequenza che ci si può aspettare è

  • scoperta del conflitto
  • indagine
  • soluzione
  • conseguenze

In tutto questo, generalmente, l’indagine è la parte più sostanziosa della narrazione, quella dove l’eroe ha di fronte il problema e si da da fare per trovare la soluzione.

Se l’indagine inizia tardi il racconto è lento, se finisce presto lascia insoddisfatti.

Ed è qui che nel caso può agire male il metagioco: se il personaggio agisce sapendo già la soluzione la parte di indagine scoppia come un petardo e ci ritroviamo con un racconto monco.

Questo vale sia in una sequenza ampia che in una più ristretta come un semplice combattimento: se il personaggio non sa che il troll fatato verde è vulnerabile solo se c’è tanto baccano e al primo incontro con la suddetta creatura inizia subito a picchiare la spada sullo scudo per abbassargli le difese, il combattimento slitta dall’essere una sfida all’essere un inciampo che non ha utilità nella storia, avendo un impatto minore nella gestione delle risorse – punto di vista del gioco – e non essendo l’occasione di apprendere qualcosa di nuovo – punto di vista della storia.

Quindi il metagame è sempre sbagliato?

Chiaramente no.

Riprendendo la risposta precedente, il metagame può aiutare la narrazione: la normalità è noiosa e un bravo narratore mette in evidenza tutto quello che si può utilizzare per sforare dalla normalità. Se il narratore mette in evidenza che nella stanza ci sono delle tende verdi potrebbe voler dire che sono lì apposta per essere utilizzate, con inventiva, dal giocatore.

…e se non avete mai visto Via col Vento fermatevi, trovate quelle quattro ore più pausa e recuperate!

Lo stesso fatto di cogliere gli indizi messi in evidenza nella descrizione del narratore, in effetti, è metagame. E allo stesso modo, dire ad alta voce un monologo interiore del personaggio è metagame, perché gli altri giocatori possono prepararsi o provare ad intervenire. Ma questo non è sbagliato, perché se da un lato i personaggi vengono colti di sorpresa, i giocatori possono pensare a come i loro personaggi vengono colti di sorpresa.

Insomma, io posso anche interpretare un personaggio con i riflessi di fuoco e la mente acuta, ma io giocatore non lo sono, ho bisogno di quell’attimo per raccapezzarmi – legittimo – ed è grazie al metagame che posso farlo per bene.

Poi, intendiamoci, se si vuole tenere un registro umoristico, il metagame aiuta.

se non avete mai letto dell’Order of the Stick, avete da recuperare anche quello.

Come usi il metagame?