Not this shit again
È uscito l'ennesimo articolo sui giochi di ruolo che ha visto cose da lontano e non ha capito un tubo. Proviamo a cambiare strategia?

Oggi è comparso un articolo su un quotidiano di rilevanza nazionale. Non mi metterò a fare l’esegesi dei contenuti, è un pastrocchio che lascia l’impressione che sia stato costruito cercando “giochi di ruolo” su google e pescando dai primi risultati le voci che potevano sembrare maggiormente clikbait.

Me l’hanno inviato su whatsapp abbastanza presto e l’ho visto ancora abbastanza rimbambito, per poi scoprire che non avrei avuto modo di mancarlo: la mia bacheca su facebook era una moltitudine di post tutti uguali che riportavano quell’articolo.

Da cui la prima riflessione: l’obiettivo è stato raggiunto. Con quell’articolo hanno ottenuto, ragionevolmente, maggiore attività sul loro sito o la loro pagina e venduto qualche copia del quotidiano in più.

Bisognava pensare a qualcosa di diverso, a una strategia di comunicazione migliore. Io non sono un esperto di comunicazione, ma, conoscendo l’ambiente, ho chiuso gli occhi, contato fino a tre e…

…uno dei migliori comunicatori che conosca ha fatto il lavoro per me. Grazie Nicola.

Il video di un Nicola carico di emozione come sempre è quello che preferisco condividere. Perché il gioco di ruolo, per chi lo vive spesso, è questo. Un momento per creare emozioni, per condividere idee, confrontarsi, scoprire o riscoprire la collaborazione e visualizzare da un punto di vista diverso meccanismi difficili da vedere altrimenti.

Ma andiamo con ordine.

#iosonoungiocatorediruolo

Ciao, sono Dave e sono un giocatore di ruolo abbastanza accanito. Ho iniziato al liceo, un quarto di secolo fa, e non ho mai smesso. Con il gioco di ruolo ho conosciuto amici eccezionali, in una compagnia che a distanza di anni è ancora enorme ed affollata ad ogni festa, ed ho compreso i miei problemi di comunicazione, ottenendo lo spunto che mi ha permesso di passare dall’essere l’omino mezzo bullizzato che prende 5 fisso nei temi al non avere problemi nell’incontrare persone nuove e comprenderne le aspettative.

È stata l’esperienza di aggregazione e di crescita che mi ha scrollato di dosso molte cattive abitudini che avevo da adolescente (ero una persona orribile, in quegli anni) inserendo al loro posto la capacità di comunicare con gli altri in maniera più efficace. Sul lavoro mi dicono che sono in grado di analizzare una situazione e fare in modo che sia chiara a tutte le persone che ho di fronte – ed ogni volta che lo dicono mi sorride il cuore.

#gdrtiamo

L’amore per il gdr è indiretto. Amo alla follia ciò che ci si può fare.

Passare del tempo divertente con i propri amici è in testa: ho conosciuto la mia attuale compagnia a metà degli anni ’90 proprio in un associazione ludica. Eravamo l’associazione, in effetti. E ancora oggi, a distanza di anni, ci si ritrova – è un legame durato decenni ed è nato per quel motivo, non sarò mai abbastanza riconoscente.

Poi, per quanto mi riguarda finora nel piccolo, si può migliorare l’ambiente intorno. Il gioco è un potente mezzo di comunicazione e usandolo bene si possono fare arrivare al cuore messaggi difficili da comprendere. Ci sono giochi in grado di parlare di problematiche che altrimenti potrebbero essere completamente aliene. Il disagio per la propria sessualità, i problemi del vivere con una disabilità, l’oppressione e il supplizio di ambienti criminali o scenari di guerra troppo lontani per poterli conoscere: sono tutti temi che possono essere presentati in maniera efficace in un contesto di gioco. Difficilmente il gioco porterà una conoscenza completa di un fenomeno, ma lascerà l’impressione sufficiente a ricordare che in quel posto c’è un enorme masso, e capire che chiunque ti dica che passare oltre è facile ti sta vendendo una balla.

#ilgdrèunafigatadevastante

Questo è il punto chiave. Che si parli di vivere l’ambiente della community di giocatori o di passare delle belle serate con i propri amici, questo gioco è una figata devastante. Come un film, ma lo scrivi tu, lo animi tu, lo interpreti tu, insieme con altre persone attorno a un tavolo. È difficile che una serata al pub rimanga memorabile, ma quella volta in cui un gigante del ghiaccio ha quasi tagliato a metà uno degli avventurieri con un colpo d’ascia e il mago ha ammantato la zona di tenebre con un incantesimo per metterlo in salvo ce lo ricordiamo ancora tutti, in compagnia.

È un generatore di momenti memorabili, e i ricordi sono un collante impareggiabile.

Giocate. Fa bene.